L'adolescenza rubata
- Alessia Chiricolo

- 15 lug
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 28 set
Quando partii per l'Australia, avevo solo una vaga consapevolezza di chi fossi. La sensazione di insoddisfazione che mi accompagnava da anni mi spingeva a cercare qualcosa di più, ma non sapevo ancora cosa. Pensavo che il viaggio mi avrebbe mostrato una nuova vita, una nuova versione di me. Ma quello che non avevo previsto era che, più di tutto, quel viaggio mi avrebbe messo di fronte a me stessa, alle paure, alle incertezze e alle parti di me che avevo represso e mai conosciuto.

L'inizio di una nuova adolescenza
Il termine adolescenza solitamente si riferisce a un periodo della vita legato alla crescita fisica e mentale che avviene tra l’infanzia e l'età adulta, caratterizzata da profondi cambiamenti fisici, emotivi e psicologici. È il periodo in cui l'individuo esplora e costruisce la propria identità, cerca di distinguersi dai genitori e dagli altri adulti, e inizia a sviluppare una visione autonoma della vita. Questo periodo di crescita è cruciale per lo sviluppo della personalità, del pensiero critico, delle relazioni sociali e della comprensione di sé.
Durante l'adolescenza, avvengono diverse trasformazioni psicologiche significative, tra cui:
Sviluppo dell'identità: gli adolescenti iniziano a domandarsi chi sono, cosa vogliono fare nella vita e come vogliono essere percepiti dagli altri.
Indipendenza emotiva e fisica: il giovane si separa progressivamente dalla dipendenza emotiva dai genitori, cercando una maggiore autonomia, anche nelle scelte di vita.
Costruzione delle relazioni sociali: si espandono le relazioni con coetanei e altre figure di riferimento, sperimentando il mondo delle relazioni affettive e sociali.
Riflessione sui valori e sulle convinzioni: l'adolescente comincia a mettersi in discussione, a rivalutare i propri valori e a esplorare nuove idee e ideologie.
Le conseguenze psicologiche di una mancata adolescenza
Quando un individuo non sperimenta l'adolescenza nel momento giusto o nel modo corretto, le conseguenze possono essere significative, influenzando la sua psicologia e la sua vita adulta. Alcuni dei principali effetti psicologici includono:
Senso di confusione e identità instabile: se non si è avuta l'opportunità di esplorare liberamente chi si è durante l'adolescenza, può sorgere un forte senso di confusione riguardo alla propria identità. Questo può portare a un’incapacità di prendere decisioni autentiche e a una continua ricerca di approvazione da parte degli altri.
Difficoltà nel separarsi dai genitori: l'adolescenza è il periodo in cui si sviluppa l'indipendenza emotiva, ma se non è vissuta correttamente, l'individuo può rimanere dipendente dai genitori o da altre figure di autorità, sviluppando problemi di autonomia. Questo potrebbe manifestarsi con difficoltà nell'assumersi responsabilità adulte, dipendenza finanziaria o psicologica e difficoltà nelle relazioni intime.
Problemi emotivi e di autostima: la difficoltà nell'affrontare il conflitto tra autonomia e connessione sociale può portare a un'instabilità emotiva. Senza la corretta gestione di queste dinamiche, si possono sviluppare problemi di autostima, ansia sociale e incertezze riguardo alla propria capacità di relazionarsi con gli altri.
Blocchi nelle relazioni interpersonali: l'adolescenza è anche il momento in cui si imparano a gestire le relazioni affettive. Se questa fase non è vissuta pienamente, l'individuo potrebbe incontrare difficoltà nelle sue future relazioni, non sapendo come aprirsi completamente o sviluppando una visione distorta delle proprie aspettative emotive.
Frustrazione e immaturità emotiva: il non aver sperimentato un sano processo di crescita e autocoscienza può portare a una frustrazione ricorrente e a una continua sensazione di immaturità emotiva. L'individuo può sentirsi sempre come se mancasse qualcosa, come se non avesse vissuto tutte le esperienze necessarie per crescere, portando a una continua ricerca di sé, spesso nei momenti più tardi della vita.
Tendenze a ritardare l’ingresso nell’età adulta: senza un giusto passaggio durante l'adolescenza, alcune persone potrebbero sviluppare un comportamento che li porta a posticipare l’assunzione di responsabilità adulte, spesso rifugiandosi in meccanismi di difesa o evitando la maturità emotiva e psicologica.
La mancata o incompleta esperienza dell'adolescenza quindi, può rallentare il processo di individuazione, il cammino verso la comprensione e l'integrazione di tutte le parti di sé. La persona che non ha avuto la possibilità di vivere pienamente la propria adolescenza, con tutte le sue contraddizioni e conflitti, si ritrova spesso a dover recuperare quel periodo più tardi nella vita, come una seconda adolescenza, come una rinascita. Tuttavia, questo non significa che sia troppo tardi. Anzi, ogni fase della vita è un’opportunità per crescere e fare il passo successivo verso un Sé più completo e autentico. E questo è esattamente ciò che mi è successo.
Nonostante avessi 26 anni, un’età che solitamente segna il passaggio definitivo all’età adulta, mi sono resa conto di non sapere ancora chi fossi, chi volessi diventare e quale fosse la mia vera identità. È come se avessi vissuto una vita parallela, cercando di adattarmi alle aspettative degli altri, ma senza mai fermarmi a capire davvero me stessa. Iniziai a prendere consapevolezza di tutto ciò solo dopo quel viaggio, quando, a fronte delle difficoltà incontrate, ho sentito l’esigenza di conoscermi più a fondo in un percorso terapeutico.
A 30 anni, questo processo è ancora in corso, reso ancora più arduo dalla presa di coscienza della mia ipersensibilità, che per anni ho faticato ad accettare, percependola come un difetto, qualcosa da correggere, modificare o nascondere. Psicologicamente, questo nasce dal desiderio di conformarsi agli standard esterni e di essere “accettata” dagli altri, un meccanismo comune per chi cresce in ambienti in cui la sensibilità viene svalutata o non riconosciuta. Così facendo, mi sono persa lentamente, senza nemmeno accorgermene. Invece di tornare a ciò che mi nutriva davvero, di integrare quelle parti autentiche con la mia identità, ho iniziato a guardarle con sospetto, come se fossero ingenue, inutili, addirittura “stupide”.
Così, mentre cercavo di dimostrare al mondo che ero capace, ho smesso di ascoltare me stessa. Ho passato quattro anni a inseguire un’immagine che non mi rappresentava, a vivere nella frustrazione anziché nell’autenticità, lontana da ciò che mi faceva sentire viva.
E tu? Hai mai avuto la sensazione di dover “recuperare” un pezzo di vita che non ti è stato concesso di vivere? Se ti va, raccontamelo nei commenti o in privato: condividere queste esperienze può farci sentire meno soli e aprire spazi di comprensione reciproca.







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