Messaggi dell'anima
- Alessia Chiricolo

- 9 lug
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 28 set
Con il tempo, ho capito che la mia ipersensibilità, invece di essere solo un peso, era anche ciò che mi spingeva a guardarmi dentro più a fondo. Sentire così tanto mi ha reso più introspettiva, e proprio lì ho iniziato a riconoscere che certe emozioni – anche quelle improvvise o scomode di cui ignoravo l’origine – non erano solo reazioni, ma veri e propri segnali interiori. Una specie di bussola invisibile, che io chiamo messaggi dell’ anima.

Freud direbbe che quelle emozioni che sembrano arrivare dal nulla… in realtà arrivano da un luogo ben preciso: lì dove abbiamo nascosto tutto ciò che era troppo per essere sentito, troppo scomodo per essere detto, troppo ingombrante per essere mostrato.
Lui chiamava questo luogo “inconscio”.
Un sotterraneo emotivo pieno di ricordi, desideri, ferite, paure. Non ci entriamo quasi mai, ma lui agisce al posto nostro. Parla nei sogni, nei sintomi, nei blocchi. Sussurra nei silenzi e urla nei momenti in cui “non capiamo cosa ci sta succedendo”.
Secondo Freud, l’inconscio non dimentica nulla. E quando la mente cosciente ignora un dolore, l’inconscio trova sempre il modo per farlo emergere: magari con una tristezza improvvisa, un attacco d’ansia, un sogno surreale, o un NO che non riusciamo a dire.
Lui non parlava di “messaggi dell’anima”, ma forse, in fondo, era la stessa cosa detta con altre parole: il bisogno urgente di integrare ciò che è stato escluso. Perché ogni parte repressa di noi chiede solo una cosa: essere riconosciuta.
E forse allora possiamo rileggerla così: quando l’emozione è più grande della situazione che la scatena…forse è il passato che ci sta cercando. Non per tenerci prigionieri, ma per essere finalmente accolto.
Per anni ho pensato che provare "troppo" fosse un problema. Esagerata, fragile, ipersensibile. Quante volte me lo sono sentita dire, e quante volte mi hanno detto di reprimere ciò che sentivo. Eppure quelle emozioni mi hanno sempre mostrato ciò che la mente da sola non riusciva a vedere.
L’inconscio che comunica attraverso le emozioni
L’anima non parla con le parole. Parla attraverso sogni, tensioni, vuoti improvvisi, brividi inspiegabili, silenzi che pesano più delle urla.
Quando sentivo ansia…era spesso un confine non rispettato.
Quando scoppiavo in lacrime…era un dolore antico che bussava alla porta.
Quando mi chiudevo…era la mia parte più spaventata che diceva:
“Non mi sento al sicuro.”
E poi c’erano quei momenti di scelta. Due o più strade, tutte apparentemente logiche.
Ma solo una non mi stringeva lo stomaco. Solo una mi lasciava un respiro più ampio, un sollievo inspiegabile.
Come se qualcosa dentro —o forse oltre —stesse sussurrando: “È da questa parte.”
Non era razionalità. Era una guida sottile. Una bussola interna, fatta di pelle e intuito.
Col tempo ho capito che quella leggerezza era la mia anima che riconosceva la direzione giusta. Come se il cammino fosse già scritto, e ogni brivido, ogni pace improvvisa, fossero segnali invisibili di chi mi accompagna silenziosamente da sempre.
Ma come si riconosce un messaggio dell’anima?
La verità è che non urla mai. Non si impone. L’anima sussurra.
Sta a noi fare silenzio per sentirla.
Ecco cosa mi aiuta quando voglio ascoltare davvero:
Mi fermo. Anche solo per cinque minuti. Chiudo gli occhi. Smetto di cercare risposte, inizio a respirare.
Chiedo. “Che cos’è questa sensazione?” “Cosa mi sta mostrando?” “Dove mi sto tradendo?”
Ascolto senza giudicare. A volte arriva un’immagine, una parola, un ricordo. A volte non arriva nulla. Ma già il fatto di aver fatto spazio… cambia tutto.
Scrivo. Mettere nero su bianco le emozioni che mi attraversano, senza filtri, è uno dei modi più profondi per decifrare il loro linguaggio.
Osservo i segnali. Le emozioni non arrivano mai da sole. Spesso sono accompagnate da coincidenze, sogni, intuizioni, piccole “chiamate” interiori.
Ascoltare l’anima non significa avere tutte le risposte, ma iniziare a vivere da dentro, e non solo da fuori.
Il difficile non è ricevere il messaggio, ma fidarsi abbastanza da seguirlo.
Rallentare. Ascoltare. E riconoscere che, a volte, una semplice sensazione…è la voce più chiara che abbiamo.
Ti è mai capitato di sentire la strada giusta,
prima ancora di capirla?
Scrivimelo nei commenti. Raccontami com’è andata. La tua storia può diventare luce anche per qualcun altro.







Commenti