Sydney
- Alessia Chiricolo

- 13 lug
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 28 set
C’è un momento nella vita in cui tutto sembra non avere più un equilibrio, un momento in cui senti che il terreno sotto i piedi non è più stabile. La sensazione di insoddisfazione cresce dentro di te, senza che tu sappia spiegarti esattamente il motivo. È come un rumore di fondo, una voce silenziosa che ti dice che c’è qualcosa che manca, ma non riesci a capire cosa. Eppure, quella sensazione diventa sempre più chiara, come un desiderio che emerge dal profondo, una scintilla che cresce e si fa sempre più intensa: "Devo partire. Devo cambiare."

Era il 16 Ottobre del 2019, quando decisi di partire per l'Australia. Non avevo un piano perfetto. Sapevo solo che dovevo farlo, che quel luogo mi chiamava.
Avevo programmato di iniziare la mia esperienza come ragazza alla pari, un'opzione perfetta per il mio carattere introverso poiché affrontare quel salto nel vuoto senza un punto di partenza sicuro non mi sembrava possibile. Trovai, tramite un gruppo su Facebook, una splendida famiglia con due bambini da accudire. Questo piano mi avrebbe dato la possibilità di arrivare, esplorare la città, risparmiare dei soldi e, soprattutto, di prendermi il tempo di conoscermi meglio, per poi capire come proseguire nel mio viaggio.
L'inizio fu tutto quello che avevo sperato: un’accoglienza calorosa, un contesto sincero... Entrare a far parte di quella famiglia fu come scoprire per la prima volta cosa significasse una famiglia unita: due genitori realizzati, due bambini accuditi sia emotivamente che fisicamente, con un'attenzione particolare all’ alimentazione, all'attività fisica e alla socialità.
Dopo le prime settimane, mentre iniziavo a conoscere altri ragazzi che vivevano la stessa esperienza, mi resi conto che, inconsciamente, avevo scelto un modo di vivere che, in fondo, non era molto diverso da quello che avevo lasciato in Italia. Gli altri, con le idee già più chiare su come sfruttare quell'esperienza, avevano trovato subito un lavoro stabile e vivevano in centro, quindi avevano potuto esplorare la città fin da subito. Io, invece, vivendo a 40 chilometri da Sydney, con treni non sempre disponibili, soprattutto di notte, non riuscivo a vivere la città nei tempi e nei modi in cui lo facevano gli altri. Iniziavo quindi a sentirmi un passo indietro, e questo mi faceva sentire isolata, come se fossi rimasta intrappolata in una routine che non mi stava permettendo di esplorare davvero la vita che avevo immaginato.
In quel momento capii che dovevo fare qualcosa di diverso. Così, conclusa l'esperienza come ragazza alla pari, decisi di ripartire, di ricominciare da zero. Mi trasferii in città, alloggiando in un ostello e cercando lavoro nella ristorazione, dove tanti italiani cercavano di ricominciare anche loro. Ero carica di sogni e speranze, iniziando a sentire un'energia nuova che mi spingeva verso il futuro. Sentivo che finalmente stavo percorrendo la strada giusta, pronta a vivere una nuova avventura. Ma poi, tutto si è infranto. I bushfires, mai visti in quella portata da decenni, e successivamente il Covid, arrivarono a bloccare ogni cosa, stravolgendo ogni piano e mettendo a dura prova non solo la mia determinazione, ma anche la visione che avevo costruito per il mio futuro.
A quel punto, mi chiesi: perché? Perché mi sentivo così vicina a un luogo che sembrava essere la risposta, eppure tutto sembrava andare storto? Mi resi conto che forse, pur essendo il posto giusto, io non ero ancora pronta per vivere completamente quella trasformazione. Forse la mia anima aveva già capito che quell'Australia rappresentava una parte fondamentale del mio cammino, ma non era ancora il momento giusto per viverla pienamente. Quei bushfires e il Covid non erano solo coincidenze. Erano prove che la vita mi stava ponendo per aiutarmi a rimanere presente, a imparare ad adattarmi alle difficoltà. Il mio percorso, in quel momento, aveva bisogno di essere rallentato, affinché potessi fare un passo indietro e guardarmi dentro, per crescere e imparare a riconoscere la mia forza interiore.
Mi ritrovai di fronte a una realtà che non avevo previsto, e il crollo mentale e fisico per me fu inevitabile. Nonostante il mondo mi stesse dicendo di fermarmi e tornare a casa, io continuavo imperterrita, determinata a non tornare, perché l’idea di farlo mi uccideva. Non volevo arrendermi, non volevo che quel sogno finisse. Tuttavia, quando la situazione divenne davvero insostenibile, con il cuore pesante e esausta da mesi di lotte, a malincuore tornai a casa.
In quel ritorno, non c’era solo la fine di un sogno, c’era anche una lezione: negli anni successivi, ho capito che l’Australia, almeno in quel momento, non era il posto giusto per me, ma un catalizzatore per la mia crescita personale. Mi ha mostrato cosa significava resistere, ma anche cosa significa imparare a capire quando fermarsi, senza sentirsi falliti. Solo dopo aver attraversato quella difficile esperienza, ho iniziato a maturare le consapevolezze che mi hanno permesso di comprendere che quel viaggio non era fallito, bensì mi stava preparando a qualcosa di più grande. Non avevo ancora la consapevolezza totale di me stessa, e solo quando l'avrei raggiunta, sarei potuta tornare e vivere a pieno quella connessione con il luogo.
In Australia ho lasciato un pezzo di cuore, ma so che tornerò. Non quando la paura e l’incertezza mi governano, ma quando avrò trovato dentro di me la forza e la consapevolezza per affrontare quell'esperienza in modo completo e autentico.
E tu? Hai mai vissuto un momento in cui il viaggio o una scelta che avevi intrapreso non sono andati come ti aspettavi? Come hai trovato il coraggio di riprendere il cammino? Raccontami la tua esperienza nei commenti.







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